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Le bellezze paesaggistiche, la quiete di un ambiente non alterato dalle innovazioni tecnologiche, il contesto ricco di antiche tradizioni, sono le costanti delle nuove mete d’evasione.
La provincia di Benevento, con i suoi silenzi e le emozioni che solo la natura incontaminata sa offrire, è la meta ideale per trascorrere, seguendo incantevoli itinerari, indimenticabili e serene giornate.
L’itinerario proposto interessa il Massiccio del Taburno-Camposauro, appartenente all’Appennino Campano che, per l’aspetto delle montagne, somiglianti ad un profilo femminile disteso, prende il nome di “Dormiente del Sannio”.
Il Massiccio del Taburno fu celebrato, sin dall’antichità, da Virgilio per essere pingue di pascoli (Aen. XII, 715), di pregiati ulivi sui fianchi (Georg. II, 38) e ricco di cacciagione. La vera ricchezza è rappresentata dalla varietà di vegetazione: dall’agrifoglio al biancospino, dal sottobosco agli alberi ad alto fusto, quali castagno, abete, quercia e faggio. Tra gli animali sono presenti i predatori: volpe, donnola, martora e faina. Abbondano cinghiali, ricci, lepri, caprioli, mufloni nonché cavalli allo stato brado, quivi portati sotto Carlo III di Borbone che aveva fatto del Taburno foreste demaniali. Per l’avifauna sono da segnalare: gazza, cornacchia, merlo, corvo imperiale e poiana.
La zona è ricca di acqua. Si ricordano le numerose sorgenti poste alle sue pendici; valga per tutte il ricordo “storico” delle sorgenti del Fizzo, localizzate tra i comuni di Bonea e Bucciano, che, attraverso il monumentale acquedotto vanvitelliano, alimentano le cascate della Reggia di Caserta.
In questo suggestivo ambiente, dove l’uomo è stato sempre presente, dedito alla pastorizia ed alla coltivazione della terra, il percorrere un itinerario immerso in una natura incontaminata fa rivivere e riscoprire un mondo ormai dimenticato, dove reperti e chiese rupestri testimoniano un radicale e profondo attaccamento a questa “terra”, dove la luce del tramonto avvolge la realtà in un sogno nostalgico e misterioso e dove l’immaginazione corre indietro nel tempo, alla ricerca di un popolo forte e fiero, geloso custode delle sue origini e tradizioni.
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Conosciuto anche con il nome de "La Dormiente del Sannio" il Massiccio del Taburno - Camposauro si presenta come una donna coricata che riposa: la testa rappresentata dal M. Pentime, il busto e il ventre da Camposauro e i piedi dal M. Taburno.
"Là del Taburno a l'ultima pendice
tra infranti torri appare un paesetto
dai Longobardi eretto
sopra un gruppo di sassi ameno ed erto
ed al furor sempre de' venti aperto...
...un borgo su l'altura levato, in vecchio stile,
col bruno suo maniero e 'l roseo campanile:
è Torrecuso."
(Antonio Mellusi)
La conformazione pedo-climatica del territorio, dolcemente collinare, è riparato dai venti e dai rigori invernali, grazie al massiccio del Taburno-Camposauro.
La natura del terreno è ricca di argille, arenarie e massi calcarei, mentre i residui piroclastici, provenienti dai vulcani di Roccamonfina, sotto forma di tufo, concorrono alla formazione del suolo e trasferiscono alle viti un ottimale equilibrio produttivo, arricchendole, al contempo, di importanti e complessi elementi.